domenica 5 giugno 2016

Metempsychosis nunc et now







Metempsychosis nunc et now domenica 5 giugno Museo

 archeologico  - Caltanissetta 

 - in occasione del finissage "sulle sponde dell'Himeras" 

personale di Gianni Santagati 

Metempsychosis nunc et now Autore: Michele Celeste Regia: Michele Celeste Allestimento e produzione: Compagnia OfficinaTeatro diretta da Michele Celeste Anno: 2016 Genere: Corto Teatrale. Attori: Anita Donisi, Daniela Garofalo, Michele Celeste, Lino Pantano, Bandjogou Sakone. Allestimento scenografico e costumi: Marco Tullio Mangione Audio editing: Aldo Giordano Il dipinto Mattanza Ellenica è di Michele Ruvolo, collezione privata di Michele Celeste Le voci registrate sono di Eduardo De Filippo (discorso registrato a Taormina) e Ignazio Buttitta (discorso registrato a Palma di Montechiaro). Il canto A la matri di li carusi è di Giancarlo Curto La sedia su cui sedette, per la stipula dell’Armistizio di Cassibile, Eisenhower appartiene alla collezione privata di Michele Celeste
Sinossi
Il titolo dello spettacolo Metempsychosis nunc et now non significa nulla, assolutamente nulla. E’ un atto di resistenza, questo sì. E’ un’idea, questo sì. Un’idea che non risiede nell’ordine della comunicazione in quanto vuole veicolare alcuna informazione. Tuttavia penso che l’arte non sia uno strumento di comunicazione e che non contenga la benché minima informazione. E’ semmai un efficace atto di resistenza, forse il più efficace. Proviamo a riflettere su cosa possa essere la morte. Ognuno di noi svilupperà una propria riflessione, un concetto. Siamo nel bel mezzo del ragionamento filosofico: la filosofia inventa concetti. Condivido l’idea che Malraux ebbe dell’arte intesa come atto di resistenza alla morte. L’arte è l’unica cosa che possa veramente resistere a tutto, almeno finché sopravvive l’uomo stesso. La metempsicosi, passaggio delle anime, è quella teoria secondo la quale le stesse vanno soggette a successive reincarnazioni. Platone la ritenne necessarie per espiare una colpa originaria. L’opportunità concessa all’anima per ritornare nel mondo delle idee, nello stato di eterna beatitudine conseguita attraverso la contemplazione della verità. Gli gnostici ritennero che la metempsicosi fosse espiazione e mezzo per aprirsi alla gnosi totale. Ed è appunto l’immanenza delle arti e della parola dell’attore, che trasmigra e si fa corpo nello spettatore; la resistenza che il teatro e l’attore oppongono alla morte, l’argomento affrontato in questo corto teatrale. Al centro della scena il dipinto Mattanza ellenica, di Michele Ruvolo e la sedia su cui, nel 1943, sedette Eisenhower per la stipula dell’Armistizio di Cassibile. Due elementi emblematici per quella resistenza dell’arte di cui abbiamo detto. Questo corto teatrale è anche resistenza opposta alla pianificazione del passaggio da una società disciplinare ad una di controllo. Ci vogliono fare credere che vivremo in una società libera dove non ci saranno officine e fabbriche, che già fanno acqua da tutte le parti. Ad esse preferiremo il sub appalto e il lavoro a domicilio, il tutto libero e allo stesso tempo controllato. Studieremo e al tempo stesso impareremo la professione. Costruiremo autostrade per raggiungere liberamente qualsiasi posto del mondo e nello stesso tempo aumenteranno le occasioni di controllo. Non più reclusi ma liberi. “Liberi” e totalmente controllati. L’informazione è diventata via via il sistema controllato delle parole d’ordine. Solo nell’arte vi si può trovare la possibilità di resistere e di essere veramente liberi nella creazione. Per questi motivi l’attore è chiamato a compiere un atto straordinario, che implica inevitabilmente il coraggio di assumersi la responsabilità della vita. Qui sta il punto. L’attore è più che un mestiere, è una missione che non potrà essere esercitata se non si ha il coraggio di assumersi, con lucidità, le responsabilità che la vita pone. Attore e spettatore (in cui trasmigra, si incarna e vive la parola dell’attore) lottano per il diritto ad uno sguardo davvero libero da preconcetti e dalle mostruosità del mondo contemporaneo: arrivismo, mancanza di emozioni, idiozia, pregiudizi. L’idiota non è un mostro? Eppure molti ritengono che il mostro è l’immigrato, il diverso, il portatore di handicap, l’emarginato cioè tutti coloro che sono differenti dal modello di perfezione imposto dalla nostra società. Avere il coraggio di guardare a queste persone nella loro bellezza originaria, lo ritengo un fatto politico rivoluzionario e una scelta davvero libera. L’esperienza vissuta con Metempsychosis nunc et now sarà certamente, per gli attori e per gli spettatori, veramente importante e quindi straordinaria. Un atto di resistenza vissuto e condiviso attraverso il corpo e la lingua degli attori (dal maliano salakoné al siciliano), la parola dei poeti, i concetti dei filosofi, il segno degli artisti (il dipinto Mattanza ellenica) e quello della storia (la sedia di Eisenhower).

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